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Infermieri. Il Remote Damage Control Resuscitation. Storia, protocollo ed efficacia

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 08/07/2020

NursingProfessione e lavoro

La teoria del Remote Damage Control Resuscitation (RDCR) si applica nel trattamento pre-ospedaliero del paziente emorragico, e predilige l’infusione precoce di emoderivati per contrastare gli stati di acidosi e coagulopatia.

La Damage Control Resuscitation (DCR) prende il suo nome dal termine della Marina del “Controllo Danni” che eÌ€ definito come “la capacitaÌ€ di una nave di assorbire i danni e mantenere l’integritaÌ€ della missione”. EÌ€ richiesta una visione semplicistica negli sforzi necessari per stabilizzare un grave danno a una nave, o nel caso della rianimazione, al corpo; il principio del Damage Control Resuscitation, ovvero quella di normalizzare l’ossigenazione cellulare e prevenire o trattare l’acidosi e la coagulopatia, applicato alle sedi pre-ospedaliere è detto Remote Damage Control Resuscitation.

LA DCR, è un approccio organizzato che mira a correggere la triade letale di ipotermia, coagulopatia e acidosi: gli elementi chiave sono la somministrazione precoce di emazie insieme a un importante controllo emorragico per mantenere il volume ematico e la stabilitaÌ€ fisiologica.

I principi della RDCR: controllo delle emorragie esterne, seguito dalla trasfusione di sangue intero (WB) o ricostituito con componenti in un rapporto trasfusionale di 1:1:1 RBC(Globuli rossi):FFP(plasma congelato):PLT(piastrine).

Sulla rivista Scenario di Aniarti, è  stata condotta una ricerca bibliografica in alcuni database on-line, ricercando un confronto tra trattamento con trasfusione di emoderivati e infusione di cristalloidi e colloidi in pazienti vittima di emorragie traumatiche e atraumatiche. Sono inoltre compresi studi di fattibilitaÌ€ della procedura che descrivono il percorso di implementazione e utilizzo della procedura.

 Nella maggior parte dei 24 studi reperiti, comprendenti pazienti adulti e pediatrici, si rilevano significativi benefici per il paziente in termini di sopravvivenza, miglioramento dei parametri vitali, stato emodinamico e della coagulazione. Gli emocomponenti utilizzati sono le emazie concentrate e il plasma, amministrati principalmente da un’equipe multidisciplinare nel mezzo elicottero.
La trasfusione precoce si è rivelata essere una procedura fattibile e sicura per il paziente e nella maggior parte degli studi con evidenti benefici.

L’utilizzo sul campo di emocomponenti comporta un adeguamento dei mezzi ma soprattutto un’accurata gestione delle unitaÌ€ di emoderivati. EÌ€ richiesta inoltre una specifica formazione del personale e l’implementazione di specifici protocolli di identificazione del paziente da sottoporre a trasfusione e per l’attuazione della procedura stessa.

Andrebbero verificati più precisamente i benefici della trasfusione precoce e gli outcome per il paziente, e definire la modalità di utilizzo ottimale degli emocomponenti, auspicando uno sforzo anche in Italia per introdurre la procedura e implementare i concetti del RDCR, per assicurare un più alto livello di cure al paziente critico.

 

 

Da: Aife; Scenario- Aniarti