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Il coordinatore afferma che gli infermieri servono a tutto, siamo il peggior nemico di noi stessi. Ed il tweet diventa virale

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 11/08/2020

Punto di Vista

 

È molto triste sentire che un coordinatore infermieristico non crede nell’infermiere specialista, la sua opinione è che gli infermieri devono servire a tutto. Siamo a volte il nostro peggior nemico", è il tweet di un infermiere dopo aver sentito le affermazioni di un coordinatore infermieristico e con queste mancare di rispetto agli infermieri e alla loro capacità di essere specialisti.

Un tweet che è diventato virale perché tocca un problema che attualmente colpisce il settore e particolarmente sentito dagli infermieri. L'infermiera Isabel Fernández aggiunge che questo influenza il progresso degli infermieri. "Non so perché gli specialisti vengono formati e poi non vengono utilizzati in seguito e finiscono per lavorare in un altro servizio". "Con persone che difendono l'assistenza infermieristica in questo modo, non avanzeremo mai ", ha aggiunto.

Forse, sarebbe ora di imporre il riconoscimento dell’infermiere specialista. Durante la pandemia di coronavirus, le specializzazioni de gli infermieri sono state fondamentali per il funzionamento del sistema sanitario. Basti pensare quanto sono stati fondamentali gli infermieri di area critica.

Attualmente i DM 739/94 suddivide gli infermieri in cinque aree principali: sanità pubblica, pediatria, salute mentale e psichiatria, geriatria, area critica, ma è una suddivisione sulla carta, essere specializzati non vuol dire poi lavorarci, negli ospedali continua a persistere un’allocazione del tutto inefficace del personale infermieristico “tuttologo”, le organizzazioni non riconoscono le specializzazioni a differenza di quanto accada per i medici, che lavora con la specializzazione già durante la formazione.

Con uno sforzo immane e dopo anni, è stato riconosciuto per legge l’infermiere di famiglia, con criteri alquanto discutibili, ma il passo è stato compiuto.

L’evoluzione formativa degli infermieri prosegue a passo veloce, mentre riconoscimento contrattuale ed organizzativo indietreggiano, con il rischio di un appiattimento della professione, che vede spostati i propri afferenti da un reparto all’altro come pedine di un gioco, senza tener conto di quelle specializzazioni che tanto sono state fondamentali durante la pandemia.

 

 Marialuisa Asta

 

da Redacion medica