Licenziato il primario per comportamenti vessatori. Ridicolizzava i dipendenti
La sentenza della Corte di Appello di Caltanissetta, legittimava il licenziamento del dirigente medico per aver adottato “sistematici comportamenti vessatori nei confronti dei sottoposti”, qualificati come dittatoriali e ripetutamente tesi a ridicolizzare l’operato dei lavoratori, decisioni arbitrarie in ordine ai soggetti da includere in pubblicazioni a prescindere dall’effettiva partecipazione al lavoro. Ancora, all’insegna del divide et impera, il dirigente ostacolava la comunicazione e l’interazione fra i dipendenti, finendo per non utilizzare apparecchiature che pure sono in dotazione al reparto. Il dirigente medico aveva instaurato nei dipartimenti un sistema di «sopraffazione e condizionamento psicologico». Il dirigente ricorreva quindi in Cassazione.
La Cassazione
La Cassazione, confermava il licenziamento del dirigente medico e ne rigettava il ricorso. Le segnalazioni contro la gestione della struttura si sono infatti moltiplicate. E nel corso del giudizio tre collaboratori, sentiti come testimoni, confermavano le circostanze addebitate nella relazione utilizzata nel procedimento disciplinare. La disposizione ex articolo 2119 Cc, d’altronde, è norma elastica: il giudice deve stabilire al di fuori di schemi rigidi se la contestazione offre le indicazioni necessarie a individuare i fatti addebitati nella loro materialità. In sede di legittimità, poi, non può essere censurata la valutazione compiuta in sede di merito secondo cui il fatto accertato rientra nella norma generale, a meno che non si denunci che sia non conforme ai valori dell’ordinamento. Né il dirigente riesce a dimostrare che il licenziamento sarebbe ritorsivo perché prima del provvedimento espulsivo gli sarebbe stato offerto di dimettersi come facile via d’uscita. - (Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza n. 29332 del 7 ottobre 2022).
da Quotidiano del Lavoro