Valium e contenzioni: dopo dieci anni, archiviata l'infermiera di Piario
PIARIO (BG) – È terminata con l’archiviazione totale di Anna Rinelli, 52 anni, infermiera, l’inchiesta nata nel 2015 tra scalpore e accuse gravi – omicidio preterintenzionale e maltrattamenti – su un presunto uso eccessivo di Valium e contenzione nei pazienti anziani ricoverati nel reparto di Medicina dell’ospedale di Piario.
Il 'terremoto' del 2015–2016
A dicembre 2015, furono sequestrate 84 cartelle cliniche da parte dei Carabinieri della Compagnia di Clusone; si sospettava un “avvelenamento da psicofarmaci”, in particolare Valium sottratto dal dispensario dell’ospedale senza autorizzazione Cinque o sei decessi – tra soggetti di età compresa tra 55 e 95 anni – risultavano al centro dell’attenzione, con lettere anonime e denunce a corollario della complessa vicenda.
Il 15 febbraio 2016 furono riesumati cinque corpi, provenienti da Comuni come Clusone, Fino del Monte, Cerete Alto, Gandellino: l’obiettivo era accertare tramite autopsie e analisi tossicologiche l’eventuale traccia di farmaci sedativi.
I dati delle indagini
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Il consumo di Valium tra il 2014 e il 2015 risultò salito da 240 a 810 dosi, e fecero scalpore anche 79 fiale di Midazolam sparite.
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Tracce di Valium furono effettivamente riscontrate su quattro pazienti su cinque: Midazolam, invece, non risultò presente.
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Le autopsie effettuate nel febbraio 2016, su incarico del pm Carmen Pugliese, conclusero che il trattamento era stato “corretto e progressivamente adeguato”, senza elementi che configurassero un nesso causale tra farmaci e decessi.
Rinelli e la fase finale
Rinelli, trasferita nel frattempo in altra mansione, ha sempre respinto ogni accusa. Testimonianze di colleghe descrivevano pazienti “intorpiditi” dopo i suoi turni e frasi come «uno in più o uno in meno sulla coscienza», ma le intercettazioni hanno fornito solo “sospetti, non elementi concreti”.
A differenza di altri medici e OSS coinvolti in comportamenti potenzialmente negligenti, per lei non emersero prove di responsabilità diretta in casi di contenzione fisica, e l’unico episodio contestato non bastava a reggere l’ipotesi di maltrattamenti, ormai prescritta per i fatti risalenti a oltre un decennio fa .
Archiviazione definitiva
Il gip Federica Gaudino, accogliendo la richiesta della pm Emma Vittorio, ha archiviato il procedimento, sottolineando che, pur essendo consolidata la somministrazione extra di Valium “per sedare e tenere tranquilli” i pazienti, non è stato dimostrato alcun danno o lesione né alcun coinvolgimento nella loro morte.
Dichiarazioni da Corriere della Sera Bergamo
Secondo la pm Vittorio:
«È sicuramente emerso… che in alcune occasioni l’infermiera ha somministrato ai pazienti i farmaci di cui è stato riscontrato l’ammanco… tuttavia le indagini non hanno in alcun modo dimostrato… che tali condotte abbiano cagionato ai pazienti danni o lesioni»
E sui farmaci:
«Nessun elemento è emerso all’esito delle autopsie idoneo a prospettare un intervento causale o concausale dei medicinali nel determinare le morti»
Dieci anni dopo: quale riflessione per l’infermieristica?
Questo caso ha sollevato domande cruciali sulla gestione dei farmaci, l’uso della contenzione e il ruolo del personale nella tutela della sicurezza end-of-life. Per gli infermieri è un richiamo – ancor più rilevante a distanza di un decennio – alla responsabilità professionale, alla trasparenza nella gestione dei farmaci e all’importanza di una cultura organizzativa che permetta segnalazioni tempestive.
L’archiviazione non dissolge l’eredità del caso: rende invece necessarie autocritica e formazione continua, perché la fiducia dell’utenza e delle famiglie si mantiene solo nel tempo, con trasparenza, protocolli rigorosi e vigilanza.