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Chiude il punto nascita di Piedimonte Matese, il NurSind: rischio per neonati e mamme

Giuseppe Provinzanodi
Giuseppe Provinzano
Pubblicato il: 09/07/2025

CampaniaNurSind dal territorio

Il sindacato: “Conseguenze gravi sull’assistenza. STEN usato impropriamente, diritti violati”

PIEDIMONTE MATESE – Il Sindacato delle Professioni Infermieristiche NurSind lancia l’allarme dopo la chiusura dei punti nascita di Piedimonte Matese, Sapri e Sessa Aurunca, prevista dalla Delibera di Giunta Regionale n. 418 del 23 giugno 2025. Una decisione che, secondo il sindacato, avrà un impatto drammatico sulla sicurezza e sulla salute di neonati e madri nelle aree interne delle province di Caserta e Salerno.

«Parliamo di strutture fondamentali per l’assistenza perinatale – denuncia il NurSind – la loro soppressione produrrà conseguenze disastrose sul piano clinico, emotivo e organizzativo».

STEN sotto pressione e neonati separati dalle madri

La chiusura dei reparti obbligherà al trasferimento dei neonati presso altri ospedali, tramite il servizio STEN (Sistema di Trasporto Emergenza Neonatale). Un meccanismo che, però, è stato progettato per neonati in condizioni critiche, non per bambini sani.
Secondo il NurSind, questo comporterà un uso improprio del servizio, con il rischio di compromettere gli interventi tempestivi per i casi realmente urgenti.

Inoltre, il distacco precoce tra madre e neonato, causato da questi trasferimenti, viola le linee guida OMS e del Ministero della Salute, che sottolineano l’importanza del contatto pelle-a-pelle e dell’allattamento nelle prime ore di vita. La separazione può interferire con la creazione del legame madre-figlio e incidere negativamente sulla salute psicofisica di entrambi.

Sanità a doppia velocità e diritti negati

La chiusura dei tre punti nascita crea un grave squilibrio territoriale nell’accesso alle cure, lasciando scoperta un’area che interessa circa 300.000 abitanti, inclusi i comuni limitrofi.
Per il sindacato, questa scelta rappresenta una violazione del diritto costituzionale alla salute (art. 32) e una discriminazione geografica inaccettabile, che colpisce i cittadini delle aree interne e più fragili del territorio.

Il NurSind conclude chiedendo alla Regione Campania di rivedere urgentemente la decisione, ascoltando i territori, gli operatori sanitari e le comunità locali: «La salute delle mamme e dei bambini non può essere sacrificata in nome dell’efficienza o della razionalizzazione dei costi».