Non chiamatelo Sistema: ecco perché stanno uccidendo il vero Servizio Sanitario Nazionale
Nel mio piccolo, ogni giorno vesto i panni di Don Chisciotte e combatto le mie battaglie contro i mulini a vento. In una di queste, lotto a colpi di penna e segno rosso per correggere quanti usino indistintamente i sostantivi Sistema e Servizio allorquando li associano agli aggettivi Sanitario Nazionale. Era da molto che pensavo di fare una breve riflessione sulla necessità di richiamare al giusto significato dell’abbreviazione SSN ma tergiversavo pensando di passare per il solito precisino che si attacca alle fesserie di una sostanza che comunque non cambia se la chiami in un modo o nell’altro. Per me che ci tengo molto, una sofferenza abdicare a questa ragione, salvo scoprire di recente di non essere solo e rincuorarmi leggendo il pezzo del direttore di Sanità Informazione Corrado De Rossi Re - SSN. Servizio o Sistema? Perché le parole sono importanti.
Ricordandone l’istituzione del 1978 con la legge 833, bisogna evidenziare che la scelta della parola “servizio”, sottolineava la missione di prendersi cura dei cittadini, garantendo il diritto universale alla salute senza distinzioni di reddito, luogo o lavoro. Poi, negli anni Novanta, con la riforma dell’aziendalizzazione, il termine “sistema” ha iniziato a diffondersi per descrivere la nuova organizzazione manageriale, orientata a efficienza, trasparenza e sostenibilità economica. Le Unità Sanitarie Locali sono diventate Aziende Sanitarie Locali, dotate di autonomia gestionale e responsabilità sui risultati, ma sempre all’interno di un quadro pubblico e universalistico.
L’articolo citato sottolinea che il termine “servizio” indica la persona e la cura al centro, mentre “sistema” richiama la complessità organizzativa necessaria per gestire una collettività vasta e con bisogni sanitari crescenti in una sfida per far convivere oggi entrambe le dimensioni: mantenere la finalità etica della cura (servizio) e garantire l’efficienza organizzativa (sistema), senza perdere di vista la priorità della salute come diritto fondamentale di tutti i cittadini.
Un pensiero comune che però si ferma nel condividere questa conclusione e la buona fede con cui si giustifica l’utilizzo della parola sistema, perché per me che ci lavoro ormai da trenta anni e che di puzza ne ho già annusata molta, il termine sistema è diventato ormai d’uso comune e senza distinzioni perché la politica lo ha voluto rendere tale. No, non si tratta di richiamare questioni di complessità organizzativa, queste per me sono specchietti per le allodole, il servizio è stato trasformato volutamente in un sistema da una politica che lo ha usato e lo usa tuttora come bancomat elettorale alle elezioni di ogni ordine e grado, siano amministrative, regionali o nazionali. La sua complessità ha favorito la nascita di gangli organizzativi e sacche di potere che la politica e molti suoi rappresentanti usano per garantirsi sopravvivenza, rielezione, potere e controllo esercitato dall’assunzione dell’ultimo interinale, passando dalla nomina di primari e a salire fino alle direzioni generali delle aziende. Un controllo, una militarizzazione che si può riscontrare ad ogni tornata elettorale, quando si fanno carte false per trovare il modo di cacciare via chi è stato nominato dagli eletti precedenti in favore degli accoliti di quelli attuali. Un sistema che usa i suoi tentacoli nella spesa, negli approvvigionamenti e condiziona la vita di cittadini e malati che combattono con le solite difficoltà e vedono direttori e assessori fare i sopralluoghi per “rendersi conto” delle necessità dopo essere stati nominati ed eletti, mai prima per proporre un programma di soluzioni da sottoporre agli elettori.
Ecco allora che l’importanza di rimanere aggrappati alla parola “Servizio” diventa essenziale nel richiamare sempre al valore intrinseco della parola stessa e nel tentare di resistere e difenderlo da chi non contento di averlo mortificato, continua a lavorare in silenzio per la sua soppressione o quantomeno per fare in modo che il Sistema evolva in una palude sempre più complessa dove poter fare affari indisturbati.
Andrea Tirotto