Infermieri. Cvp mantenuti in sede anche se inutilizzati. Quale il rischio/beneficio di questa scelta?
Il posizionamento di un catetere venoso periferico (CVP) è una delle procedure più comuni nella pratica clinica, così come è usuale mantenerlo in sede anche se inutilizzato.
Le Linee guida CDC raccomandano di rimuovere gli accessi vascolari quando non necessari, al fine di prevenire complicanze come le flebiti, la sepsi e l’esaurimento di un patrimonio vascolare compromesso, che causano dolore al paziente, co-morbilità ed aumento dei costi sanitari.
Sull’80% dei cvp posizionati, il 28% restano in sede anche se inutilizzati.
Ma qual è il rischio/beneficio di questa scelta?
Lo studio condotto e qui preso in esame ha valutato 772 pazienti di un ospedale veronese.
Risultati
Quasi la metà dei pazienti ha un cvp non utilizzato da almeno tre giorni.
Il 69% aveva un cvp
Il 26,7 % aveva un cvp non utilizzato di cui
- Il 39,3% non utilizzato da un giorno
- Il 16,1 % non utilizzato da due giorni
- Il 23,6% non utilizzato da tre giorni
- Il 6,3% non utilizzato da quattro giorni
- Il 7% non utilizzato da cinque giorni
- Il 7,7% non utilizzato da 6 giorni.
Il 40,7% dei pazienti con un accesso venoso periferico non utilizzato è stato ricoverato per il declino dello stato generale ed il 21,4 % per patologie cardio vascolari.
Le caratteristiche del paziente consentono di fare una valutazione del perché a fronte del rischio di flebiti e sepsi, il cvp anche se inutilizzato, viene lasciato in sede.
I pazienti con cvp non utilizzato erano per lo più instabili, ricoverati per un peggioramento delle condizioni generali, per accertamenti diagnostici e/o continuità delle cure e patologie cardiovascolari, pertanto l’accesso viene mantenuto per avere una vena disponibile per eventuali situazioni di emergenza o per evitare di bucare ripetutamente il paziente nell’eventualità di somministrare un farmaco.
Gli infermieri nella definizione del rischio/beneficio attribuiscono maggiore rilevanza ad altri aspetti clinici e/o assistenziali rispetto ai rischi: ad esempio il confort del paziente evitando di pungerlo ripetutamente o all’utilità di avere un accesso venoso disponibile, specie nei pazienti instabili.