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Scandalo Umbria. L’Opi Perugia “smentisce” la Redazione. Ecco la nostra risposta

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 24/04/2019 vai ai commenti

AttualitàNurSind dal territorioUmbria

In merito all’articolo pubblicato da questa testata “I nomi di due infermieri tra i “raccomandati” dello scandalo Umbria. Opi Perugia il grande assente. Nessun procedimento disciplinare?”, pubblichiamo la lettera di “diffida” integrale ricevuta dall’Opi di Perugia che più che una smentita è un elenco completo di offese rivolte alla mia persona, motivate da una evidente mancanza di nervi saldi: forse perché ho punto nel vivo della questione?

Di concerto alla smentita dell’Opi Perugia, pubblico di seguito la mia risposta al Presidente Palmiro Riganelli.

Lettera Opi Perugia:

Spett.le Redazione,
con rammarico e sgomento leggiamo l’articolo diffuso ieri a firma di Maria Luisa Asta, relativamente ai recenti indagini della Magistratura di Perugia su presunti illeciti riguardo a procedure concorsuali in ambito sanitario. L’autrice dell’articolo asserisce che dalle pagine dell’Ordinanza del Gip emergono due infermieri che sarebbero coinvolti “ai quali sarebbero destinati gli aiuti, ecc”… due infermieri dei quali si conoscono le identità che sono iscritti a questo Ordine e ecc. ecc. La stessa asserisce che sui due infermieri “ raccomandati ” parole testuali, .. “ è calato un silenzio imbarazzante, specie dell’Opi di Perugia, della quale non si conoscono dichiarazioni in merito”, sempre parole dell’autrice. Forse era il caso, almeno, di usare il maschile, visto che Opi sta a significare Ordine delle Professioni Infermieristiche. Dopo aver fatto una “letio magistrali” sulla corruzione, dice che la questione è ancora aperta e che le responsabilità giudiziarie devono essere ancora definite e si chiede perché l’OPi di Perugia, almeno sul piano deontologico, non sia intervenuto sui due infermieri coinvolti. Poi, prosegue con un l’elenco degli articoli del Codice deontologico e si chiede perché la deontologia viene usata solo quando “ ….c’e’ da colpire gli infermieri che dissentono da un pensiero univoco e arretrato, mentre si tace quando gli stessi sono coinvolti in un sistema corruttivo”. Intanto, a dimostrazione della nostra seria e precisa attenzione alla vicenda, facciamo presente che gli infermieri coinvolti sono più di due e, relativamente all’ultima affermazione sull'utilizzo della deontologia la rimandiamo categoricamente al mittente, ritenendola,grave, falsa, vergognosa e lesiva della dignità di tutti gli infermieri nonché diffamatoria nei confronti di questo Ordine Professionale. L’autrice ci dica e ci dimostri, il significato delle sue affermazioni, per questo Ordine incomprensibili ed irricevibili, ma forse ben comprensibili ed usuali all’interno di un sindacato, che non hanno mai fatto parte delle politiche e delle azioni di questo Ordine. Questo Ordine professionale non ha mai “colpito” in nessun modo nessun infermiere né tanto meno riesce a comprendere il significato di “pensiero univoco e arretrato”. Anche queste parole per noi sono incomprensibili ma forse, invece, rappresentano proprio un certo tipo di cultura e strategia sindacale. Pertanto invito fin da subito l’autrice a rendere evidenti e precisare e circostanziare i fatti a cui si riferisce quando si permette certe affermazioni. Diversamente, la diffidiamo formalmente anche per il prossimo futuro a non permettersi più dal riproporre notizie e considerazioni riferite a questo Ordine professionale prive delle necessarie prove circostanziate. A tale proposito ci riserviamo, fin da subito, di adire ad ogni via legale al fine di tutelare l’immagine ed il decoro di questo Ordine professionale e quello di tutti i propri iscritti. Sempre per massima chiarezza e correttezza si fa presente che quello che l’autrice chiama “silenzio imbarazzante”, per noi era tempo di lavoro, tempo di cercare di capire gli accadimenti, era temo per acquisire informazioni quanto più precise e puntuali possibili , anche attraverso la magistratura, per circostanziare i fatti e le responsabilità nonché avviare, in maniera corretta e legittima, qualsiasi procedura disciplinare conseguente. Questo rappresenta un corretto agire ordinistico anche di fronte al “clamor” delle notizie di stampa. Invece l’autrice con superficialità ed ignoranza, anche dei tempi e delle modalità di avvio di un procedimento disciplinare, si permette affermazioni avventate non corrette oltre che offensive nei confronti di questo Ordine, preoccupandosi solo di farsi un po di pubblicità. Questa è la sostanziale differenza tra chi cerca di garantire, per lo Stato, quella importante funzione di Magistratura ordinistica a tutela della salute e dei diritti cittadini e chi fa giornalismo di basso livello. Le dichiarazioni vengono dopo i fatti, ci sono momenti nei quali per responsabilità e per la salvaguardia della professione è necessario, prima di tutto, agire nei tempi e nei modi previsti dalla normativa per garantire il puntuale accertamento dei fatti, dei comportamenti e delle relative responsabilità. Questa è la principale funzione di un Ente sussidiario dello Stato come oggi lo è un Ordine Professionale e non di fare annunci come chiede chi ha scritto l’articolo, magari per alimentare una fonte di informazione di basso livello, sindacalizzate, poco corrette e che, pur di fare notizia, strumentalizza la professione anche nei sui momenti più difficili. Questo OPI da sempre ha attenzionato, perseguito e sanzionato, quando necessario e accertato, ogni comportamento lesivo delle norme giuridiche, etico deontologiche nonché del decoro e della dignità professionale, nel rispetto dei diritti degli iscritti e della normativa vigente, sempre e comunque. Questo Ordine non accetta lezioni di nessun tipo da chi scrive solo per motivi che niente hanno a che fare con il bene
della professione e dei cittadini con considerazioni personali, anche non corrette. Considerazioni che lasciano molto a desiderare, che non riusciamo a comprendere e che rispediamo al mittente. La prima regola per una seria e corretta informazione e quella di accertarsi dello stato e della veridicità dei fatti per poi riportarli quanto più possibile fedelmente. In questo caso niente di tutto questo è stato fatto. Forse sarebbe meglio per chi intende occuparsi di questioni sindacali impegnarsi fortemente su questo fronte, viste le notevoli difficoltà e problemi che incontrano quotidianamente i nostri colleghi lasciando ad altri professionisti l’importante funzione dell’informazione corretta e disinteressata. Tanto era dovuto al fine di rendere corretto quanto diversamente esposto dall’autrice. Auspicando, almeno, l’onesta intellettuale della pubblicazione si inviano cordiali saluti.
Palmiro Riganelli
Presidente OPI Perugia

 

Risposta Marialuisa Asta:

Gentile presidente,

leggo con un certo stupore la sua risentita lettera di risposta al mio articolo. Ho espresso l’opinione, diffusa in tutta la comunità professionale, di una presa di posizione pubblica, di un comunicato stampa, di un qualche segnale di vita dell’ente da lei presieduto. Lo imponeva la gravità di una inchiesta giudiziaria che ha decapitato la classe politica umbra ai più alti livelli, ha decapitato l’azienda ospedaliera più importante della regione e coinvolto anche metà della dirigenza infermieristica della regione, oltre ai colleghi presunti destinatari degli atti illeciti.

Leggiamo dalla Nazione di oggi  che a dodici giorni di distanza finalmente lei ha preso la posizione pubblica che chiedevamo. Lo leggiamo sugli organi di stampa perché sul sito dell’ordine www.ipasviperugia.it (sembra incredibile che dopo un anno si chiami ancora con il norme del disciolto ente) non troviamo pubblicato niente. Ci piace pensare che questa sua tardiva presa di posizione dipenda anche dal mio articolo.

Quando parlavo della deontologia, era ben chiaro che mi riferivo letteralmente alla deontologia e all’uso che si è tentato di fare in questi anni e non all’utilizzo che ne fa ll’Opi di Perugia: sono due concetti ben diversi.

Il suo risentimento arriva a indicarmi il genere corretto per indicare l’ordine e di accusarmi di avere fatto una “letio” (scritto proprio così: forse intendeva utilizzare il latino lectio a meno che non sia una tipica espressione umbra che non conosco…).

Per il resto lei scrive solo offese alla sottoscritta a cui non intendo replicare: sarei superficiale, ignorante e farei giornalismo di basso livello, sindacalizzato, sarei infine poco corretta e strumentalizzatrice.

Inoltre ci informa che il suo ordine non accetta “lezioni di nessun tipo”: è il suo pensiero o il pensiero del consiglio direttivo?

Il codice deontologico che lei ha appena approvato impone di comunicare in modo “etico e ricercando il dialogo”. La sua reazione scomposta va in direzione opposta.

Vede presidente, quando si ricoprono certe cariche pubbliche la prima cosa da fare, è mantenere i nervi saldi anche quando si ricevono critiche.

Soprattutto quando si ricevono critiche.

 

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