Iscriviti alla newsletter

Dalla parte delle Donne sempre, non solo il 25 novembre (Giornata Mondiale contro la violenza sulle Donne)

di

Pubblicato il: 25/11/2014

NurSind dal territorio

a cura di Chiara D'Angelo

“Oggi il mondo celebra la Giornata Internazionale della Donna, diffondiamo quindi il messaggio che i diritti delle donne sono una responsabilità di tutto il genere umano; che lottare contro ogni forma di violenza nei confronti delle donne è un obbligo dell'umanità; che il rafforzamento del potere di azione delle donne significa il progresso di tutta l'umanità”

(Kofi Annan)

 

Ricorre oggi, 25 novembre, la Giornata Mondiale contro la violenze sulle donne.

La data, ufficializzata dall’ONU nel 1999, fu scelta nel 1981, a Bogotà, da un gruppo di donne attiviste organizzate nel movimento internazionale delle donne latino-americane per ricordare il giorno in cui, nel 1960, furono brutalmente assassinate le tre sorelle Mirabal, attiviste della Repubblica Dominicana fortemente impegnate nel contrastare il regime del sanguinario dittatore Rafael Leónidas Trujillo.

 

“La violenza contro le donne è forse la più vergognosa violazione dei diritti umani. E forse è la più diffusa. Non conosce confini geografici, culturali o di stato sociale. Finché continuerà, non potremo pretendere di realizzare un vero progresso verso l’eguaglianza, lo sviluppo e la pace”… questa frase fu pronunciata nel 1999 dall’allora Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan.

 

Ma a tutt’oggi quella sulle donne resta la forma di violenza più diffusa. Colpisce centinaia di donne e bambine in tutto il mondo, indipendentemente dalla religione, dalla cultura, dalla nazionalità e dalla classe sociale.

In Italia nel 2013 sono state uccise 179 donne (con un incremento del 14% rispetto al 2012), una ogni due giorni, il 70% avvenuto in ambito famigliare, il 92,4% per mano di un uomo; macchiando il 2013 del triste primato di “anno con la più alta percentuale di donne vittime di omicidio in Italia”, secondo l’ultimo rapporto dell’Eures (Istituto di Statistica Europeo).

Eures pone anche l’accento su "l'inefficacia e inadeguatezza della risposta istituzionale alla richiesta d'aiuto delle donne vittime di violenza all'interno della coppia, visto che nel 2013 ben il 51,9% delle future vittime di omicidio (17 in valori assoluti) aveva segnalato/denunciato alle Istituzioni le violenze subite".

 

La violenza può assumere molte forme, anche quando non arriva all’omicidio. La Dichiarazione delle Nazioni Unite fornisce una chiara definizione del concetto di violenza contro le donne: “Qualsiasi atto di violenza per motivi di genere che provochi o possa verosimilmente provocare danno fisico, sessuale o psicologico, comprese le minacce di violenza, la coercizione o privazione arbitraria della libertà personale, sia nella vita pubblica che privata”.

 

I dati diffusi dal Consiglio d’Europa sono allarmanti: il 45% delle donne ha subito molestie sessuali almeno una volta nella vita, una su cinque violenza fisica e il 18% è stata vittima di stalking.

Secondo i dati Istat in Italia sono 6 milioni e 743 mila le donne tra i 16 e i 70 anni che subiscono o hanno subito violenze fisiche nel corso della loro vita.

E ancora: la prima causa di morte o invalidità nel mondo per donne tra i 16 e i 44 anni sono le violenze subite, nel mondo 140 milioni di bambine e donne hanno subito qualche forma di violenza, ogni anno vengono stuprate 120 milioni di bambine.

 

Le misure che a livello europeo possono essere utilizzate per affrontare la violenza contro le donne sono la Direttiva UE sulle vittime (2012/29/UE) (Clicca) e la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, nota come Convenzione di Istanbul. La direttiva UE sulle vittime è stata adottata nel 2012 e stabilisce norme minime in materia di diritti, protezione e assistenza in particolare per coloro che hanno subito violenza di genere, sessuale o violenza in una relazione stretta e agli Stati membri sta il compito di conformare la propria legislatura alla direttiva entro il 16 novembre 2015.

La Convenzione di Istanbul costituisce invece il primo strumento giuridicamente vincolante in Europa che crea un quadro giuridico completo per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza, fisica e psicologica sulle donne, dallo stupro allo stalking, dai matrimoni forzati alle mutilazioni genitali e l’impegno a tutti i livelli sulla prevenzione, eliminando ogni forma di discriminazione e promuovendo “la concreta parità tra i sessi, rafforzando l’autonomia e l’autodeterminazione delle donne”. La Convenzione è stata approvata dal Comitato dei ministri dell’Ue il 7 aprile 2011 e firmata dall’Italia, dall’allora ministro Elsa Fornero, a Strasburgo. L’Italia è la quinta nazione a ratificare il testo della Convenzione dopo Montenegro, Albania, Turchia e Portogallo. Perché la Convenzione diventi applicativa dovranno essere almeno 10 gli Stati a sottoscriverla di cui almeno 8 del Consiglio d’Europa.

 

La violenza contro le donne rappresenta, secondo l’OMS, un problema globale di sanità pubblica di proporzioni epidemiche e ci coinvolge anche nel ruolo di professionisti.

La complessità dell’assistenza alle donne vittime di violenza pone l’esigenza per chi opera in questi contesti specifici di essere formati sulle modalità di care, sulle strategie e tecniche di accoglienza (dal punto di vista fisico, psicologico, emotivo, relazionale, multiculturale).

Sono stati pubblicati, recentemente, diversi documenti dall’OMS relativamente a come il sistema sanitario debba intervenire per prevenire e rispondere alla violenza contro le donne. I documenti predisposti dall’OMS rappresentano strumenti utili per contribuire a realizzare servizi efficaci e appropriati anche al di fuori degli ospedali (finora il principale setting assistenziale per la violenza domestica in Italia) e per integrare il sistema di cure primarie con programmi di sanità pubblica orientati alla prevenzione e al contrasto del fenomeno.

VIOLENCE AGAINST WOMAN, The Health Sector Responds (Clicca)

 

Da non dimenticare, poi, che oltre agli abusi e alle violenze sessuali, esistono forme più subdole e "invisibili" di violenza, fino al problema di come si parla, pubblicamente e privatamente, delle e alle donne.

 

Noi saremo sempre dalla parte delle Donne, affichè un diritto diventi finalmente un valore fondante e imprescindibile per ogni individuo e per ogni organizzazione.