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Il comma 566 imperversa nel dibattito politico e professionale

di Chiara D'Angelo

 

Giorni di fermento intorno all’ormai arcinoto comma 566 della Legge di Stabilità.

Il testo di legge infatti è il fulcro intorno al quale ruota la discussione politica (perlomeo per la parte della politica che si occupa di Sanità) e professionale.

Dal Ministero della Salute arriva la convocazione, per l’11 marzo prossimo, del primo incontro di avvio del tavolo di concertazione in preparazione dei lavori per un Accordo Stato Regioni; ordine del giorno: comma 566; parti convocate: rappresentanze sindacali dei medici (Clicca).

Sullo sfondo, notoriamente, la “battaglia” sulle competenze avanzate infermieristiche, contro le quali i medici si sono apertamente schierati, denunciando il rischio di un’invasione di campo degli infermieri e di un depauperamento delle specifiche ed esclusive competenze professionali dei camici bianchi.

 

L’IPASVI, dal canto suo, tira dritto e, per voce della senatrice Annalisa Silvestro, Presidente della Federazione Nazionale dei Collegi IPASVI, ribadisce che è esclusa ogni invasione di campo: si tratta di un riconoscimento e un avanzamento delle competenze infermieristiche, nel rispetto delle prerogative di ogni professione sanitaria (Clicca).

L’occasione per ribadirlo è la conferenza stampa di presentazione del XVII Congresso IPSAVI, che ha aperto i battenti oggi a Roma e continuerà i lavori fino a sabato.

Silvestro non perde l’occasione per lanciare una stoccata al Governo, che non presenzierà al Congresso né con il Ministro Lorenzin né con il sottosegretario De Filippo, e quindi, nelle parole della Presidente, restìo ad affrontare i problemi degli infermieri.

La presidenza IPASVI sostiene con forza l’impianto del comma 566, vedendo in questo dispositivo il punto di partenza e di lancio di un nuovo riconoscimento della professione infermieristica, sia per quanto attiene alle competenze (che si ampliano) sia per quanto attiene ai contesti (essendo affermato il ruolo centrale dell’infermiere nell’assistenza territoriale, nell’ospedale di comunità e, nelle farmacie).

 

Ma non tutti vedono nel comma 566 la panacea ai mali dell’infermieristica.

C’è chi, come Ivan Cavicchi, ritiene che il comma 566 sia sostanzialmente regressivo, riportando la discussione sulla professione infermieristica ad una visione mansionistica e non affrontando il nodo vero della questione: il ripensamento dell’organizzazione e degli attori (Clicca).

Un processo di estrema complessità che, però, Cavicchi indica come l’unica strada per un rinnovamento e un’efficientamento del sistema sanitario, altrimenti impastoiato da vecchi paradigmi male arrangiati e camuffati dietro finte e vuote novità.

Cavicchi ritiene che di questo si dovrebbe cominciare a parlare al Tavolo di concertazione, che quindi in sé è un’iniziativa positiva, ma esprime anche le sue riserve in merito al fatto che la discussione possa effettivamente vertere su questi argomenti.

 

Luca Benci, da un punto di vista tecnico-giuridico, esprime le sue perplessità sul comma 566 non tanto dal punto di vista delle competenze, bensì dal punto di vista della definizione normativa dei limiti e delle responsabilità professionali, che il comma 566 non risolve ma, anzi, sfuma con definizioni ambigue e demandate agli Accordi Stato Regioni (Clicca).

La strada giusta, scrive Benci, sarebbe rimetter mano all’intero impianto con la stesura di un Testo Unico, attraverso lo strumento della Legge Delega.

Di questo parlerà in un convegno a Firenze (Clicca) nello stesso 11 marzo in cui a Roma si svolgerà il tavolo tecnico al Ministero della Salute.

 

E se il mondo professionale e tecnico-giuridico è diviso riguardo al comma 566, altrettanto avviene nel mondo politico (Clicca).

Infatti da destra a sinistra, in maniera trasversale, diverse sono le posizioni riguardo al dispositivo di legge: c’è chi difende il testo (Calabrò –NCD -, Rondini – LN -, Vargiu – SC -, Gelli – PD) e chi invece non lo considera positivo (Fucci – FI -, Nicchi – SEL). E non manca chi non si esprime, in attesa di poter disporre di un testo su cui ragionare e argomentare (Grillo – M5S).

Per i sostenitori del 566 le argomentazioni sono perlopiù simili: si tratta di un avanzamento delle competenze e ogni forma di integrazione tra le professioni è positivo e proficuo; non mancano comunque delle puntualizzazioni: i medici devono comunque essere tutelati (Calabrò), le competenze devono essere chiaramente definite (Gelli, Vargiu).

Per i detrattori del 566, invece, si tratta principalmente di un testo che crea confusione dei ruoli, di creazione di situazioni ibride e per questa stessa natura pericolose per l’efficienza del sistema e la qualità del livello delle prestazioni e, infine, alcuni esprimono contrarietà rispetto al “costo zero” e quindi al pericolo che, dietro la manovra, ci sia l’intenzione non dichiarata di operare economie speculando sull’allargamento (per gli infermieri) delle competenze e la sostituzione dei ruoli, facendo quindi fare a un infermiere quello che ora fa il medico, o almeno parte di questo, proprio come recentemente è accaduto in Toscana nell’ambito del confine tra competenze dell’infermiere e mansioni dell’OSS (Clicca).

 

Il dibattito è quindi più che mai aperto, più che mai vivo e le voci in campo sono molte ed autorevoli.

Proprio per questo la discussione è appassionante ma, non dimentichiamolo, la posta in gioco è altissima: il ruolo della nostra professione nella sanità che verrà e, ancora prima, l’assistenza sanitaria che il cittadino chiede di avere e ha diritto di avere al massimo livello qualitativo.

Non è affatto poca cosa!!!